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AGONIA VIBRANTE
L'ho conosciuto in primavera. Si chiamava Riccardo. Un amico comune aveva organizzato un barbecue e tutti si aggiravano nel patio sul retro della casa sorseggiando drink e scambiandosi storie sotto il sole.
La festa era in maschera, anche se non ricordo quale fosse il tema. Tutto quello che ricordo è che, come da tradizione in questo genere di cose, avevo fatto il minimo indispensabile. Mi ero tra-vestita il meno possibile.
Avevo indossato una combinazione fatta da un top attillato e gonna corta, cortissima, con un accessorio o due per uniformarmi al tema e dare la falsa impressione di aver fatto un piccolo sforzo.
Lui aveva fatto lo stesso, ma il suo costume consisteva in un abito scuro dal taglio aderente e una cravatta. Non ricordo come l’avesse accessoriato, ma so che non abbiamo fatto altro che chiacchiere al tavolo delle bevande, sentendoci subito legati dal nostro reciproco disagio per essere stati incoraggiati a vestirci bene dai nostri amici. Mi ci è voluta una manciata di minuti per decidere che lo desideravo. Subito: quel pomeriggio stesso. Mi condusse in un luogo appartato in fondo al giardino. Portammo i nostri drink con noi, per poi appoggiarli su un blocco di cemento rotto accanto al capannone.
Il capanno stesso era un disastro: semicoperto da edera rampicante, finestre sgangherate, chiaramente in disuso da molti anni. Ma, alla luce del tramonto, sembrava tutto più romantico. O forse, se devo essere onesta, lui mi piaceva così tanto che la luce del bagno di una stazione mi sarebbe sembrata un tramonto a Parigi. Avevo bisogno che mi baciasse. Quell’affascinante ragazzo con comportamento dominante e sguardo diretto, mi faceva sentire come se mi stessero esaminando al microscopio.
Quei velocissimi cinque minuti durante il nostro primo incontro, hanno colorato tutte le nostre interazioni successive. È stata una delle cose più strane ed eccitanti che un ragazzo mi abbia mai fatto. È successo tutto senza nemmeno baciarci. Un sopralluogo molto approfondito. Riccardo aveva un'aria seria, un portamento istintivo che gli dava autorità. Sembrava fosse costantemente sul punto di dirmi “smettila di scherzare adesso”, quando mi tirò su la gonna e introdusse una mano nei miei slip, per poi infilarmi un ovetto vibrante tra le cosce. Tutta quella serietà faceva parte del gioco. Di solito vengo attratta da uomini meno “seriosi”, ma il suo insolito marchio di autorità formale mi aveva resa da subito ancora più ansiosa di sentire le sue labbra sulle mie - come se stessimo giocando una partita.
La vittoria finale, ovviamente, sarebbe arrivata se fossi riuscita a convincerlo ad allentare quella cravatta, aprire la cerniera dei suoi pantaloni eleganti e fare sesso con me. Non ho vinto quel particolare premio alla fine, ma quello che ho ottenuto è stato ancora meglio. Una volta soli, invece di sporgersi per baciarmi come avrebbero fatto la maggior parte degli uomini, Riccardo si è fermato. Fissandomi dritta negli occhi con un'intensità quasi feroce, mi ha detto: "Voltati e metti le mani contro il muro". Mi è sembrato strano, molto strano, ma ho fatto come mi era stato ordinato. Mentre me ne stavo là, i palmi piatti contro il legno sbiadito del muro del capannone, le gambe divaricate e la schiena inarcata come se stessi per essere perquisita e l’ovetto acceso dentro di me; lui ha iniziato a giocare con il telecomando aumentando gradualmente l’intensità. Regolandosi su una velocità medio alta, ha riposto il telecomando in tasca, mi ha messo le mani sulle spalle facendo scorrere i suoi palmi con fermezza dal mio collo lungo di esse, poi sulle braccia e verso i miei polsi.
Inchiodandomi più forte contro il capannone, premendo i miei palmi sul legno ruvido. Potevo sentire il suo respiro sul mio collo, mentre era in piedi dietro di me, inarcando la schiena come per invitarlo a fare di più. Lui ha resistito in completo silenzio.
Quando le sue mani hanno raggiunto i miei seni, stringendoli per poi correre verso l'alto, ero così eccitata che ho emesso un piccolo miagolio bisognoso. In vita mia ero già stata perquisita all'ingresso di concerti e in aeroporto, ma questo era molto più approfondito di un rapido controllo da parte di qualche buttafuori annoiato.
Quando le sue mani sono arrivate in cima alle mie cosce, le punte delle dita si libravano così vicino al mio inguine che avrei potuto affondare in lui, se non fossi stata così succube della vibrazione costante e sempre più potente del giocattolo dentro di me. Si è fermato mentre mi teneva lì, dolorante e desiderosa, prima di sfiorare delicatamente, con la punta delle dita, la macchia bagnata che si era formata sui miei slip. A quel punto non mi aveva ancora baciata.
Comandava persino il mio battito cardiaco, come un direttore d’orchestra. Al posto di fare sesso con me, tutto quello che poi mi ha chiesto, è stato se mi sarebbe piaciuto andare a bere qualcosa con lui il weekend successivo.
È stata una vera agonia. E l'ho adorato.
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L'AUTRICE
Tei Giunta è una sex blogger e reporter, autrice di racconti erotici e consulente sessuale, iscritta all’Istituto di Sessuologia Scientifica di Roma del Dott. Fabrizio Quattrini. Attraverso i suoi articoli sul Blog, i post educativi sui Social, i contenuti di esplorazione e liberazione erotica e i Workshop esperienziali online e dal vivo, ti aiuta a vivere in modo più libero e positivo la tua sessualità.
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